RACCONTARE LE SPEZIE E IL LORO MAGICO MONDO

Mondo Spezie

Giampaolo è un narratore di storie. Cresciuto a stretto contatto con l’affascinate mondo delle Spezie e degli Aromi, ha “solcato” mari ed oceani per portare a casa forzieri colmi di merci preziose, ma anche di storie affascinanti e di miti. Ci sono poi le storie più intime, quelle sussurrate nel tepore della casa o quelle raccontate all’ombra di un albero, in estate, quando tutti i profumi si esaltano e si mescolano, in un tripudio di allegria.


L’INFANZIA PROFUMA DI CANNELLA

“In autunno, nelle cucine della nostra infanzia, c’era una invasione di profumi gentili e accoglienti: le mele cotte al forno con lo zucchero, il vin brulè. Seducenti come null’altro al mondo, a rendere uniche le lunghe serate di nebbia, gli aromi che si levavano e accarezzavano i nostri crucci erano in particolare la cannella e i chiodi di garofano.

Da sempre momento d’incontro tra leggenda e verità, nei tempi andati hanno costituito rimedi medicamentosi, fors’anche miracolosi. La cannella è un antidepressivo? Un rimedio contro il raffreddore? Addirittura un afrodisiaco? Il chiodo di garofano è un digestivo, un potente analgesico? Chi può dirlo con certezza. Io so che nella stagione fredda, nelle grandi parentesi di solitudine che ci è chiesto di vivere, queste spezie eleganti e calde mi accarezzano ancora il sorriso.”


MELE E CANNELLA

Sembrerebbe cosa semplice trasformare delle mele cotte al forno in un dolce raffinato e dall’ampio spettro sensoriale. Ma così non è… Il segreto?
La consistenza della cannella, che deve presentarsi leggerissima, bionda e pregna di aroma. Che debba essere di Ceylon si sa, del resto viene chiamata anche “Cannella Regina”. Gli strati più interni della corteccia dell’albero omonimo sono i più friabili e ricchi di oli essenziali. La tecnica di macinazione, poi, ne determina la massima resa. Noi, per polverizzarla, utilizziamo una mola costituita da tre ruote in pietra, una specie di frantoio. La lavorazione lenta e non aggressiva consente di conservare il massimo contenuto di oli essenziali e di rendere la parte fibrosa della cannella così sottile da divenire impalpabile. Spolverata sulle mele, sarà simile a una nuvola dorata dal sapore dolce e caldo. Provatela anche sulla cioccolata, sul cappuccino o sul caffè, ne basterà un pizzico per amplificare la magia delle Feste.

I PARADISI DELLA NOCE MOSCATA
Cambiarono la storia del mondo, ne modificarono la geografia. Sfidarono oceani e tempeste rischiando e talvolta perdendo la loro stessa vita. Erano bizzarri avventurieri, crudeli esploratori e corsari. Erano mercanti di spezie.
A suon di cannoneggiamenti al largo degli arcipelaghi indonesiani cercavano di accaparrarsi la supremazia sulle isole, nella frenetica ricerca della noce moscata, in assoluto la più costosa tra gli aromi delle lontane terre del sole che nasce.
L’isola dimenticata di Run, un solitario e inaccessibile atollo vulcanico tra le remote Isole Banda, si perde nelle acque delle Indie Orientali, nell’oceano Indiano. Prima di avvistarne il profilo sinuoso, i marinai erano colpiti dal profumo. Un effluvio avvolgente e inebriante che danzava nell’aria e accoglieva le navi a molte miglia di distanza dalla costa. Oggi Run non appare nemmeno sulle carte, ma nel diciassettesimo secolo era l’isola di cui si parlava di più al mondo. Un luogo di smisurata, favolosa ricchezza, da far impallidire un regnante anche se il suo tesoro non era l’oro, ma una foresta di alberi slanciati, di squisita fragranza con dei fiori simili a campane che costellava l’isola. I botanici chiamavano il frutto carnoso che pendeva dai rami Myristica Fragrans: noce moscata, il lusso più agognato dai signori dell’Europa nel diciassettesimo secolo tant’è che un pugno di noce moscata veniva scambiato con monete d’oro in pari peso.
Il suo valore salì notevolmente quando i medici londinesi diffusero la voce che la spezia in questione potesse curare la peste bubbonica. Da allora divenne una sorta di panacea universale che poteva sanare ogni sorta di malanno, naturalmente anche di ordine sessuale.
C’era però un ostacolo di non poco conto che impediva di raggiungere questi paradisi lontani: nessuno conosceva con esattezza i luoghi di provenienza di questo misterioso toccasana. I mercanti londinesi infatti lo compravano dai veneziani che a loro volta se ne rifornivano a Costantinopoli. Ma la distanza da coprire per raggiugere le lande sconosciute che ospitano l’albero della Myristica era tale che in Europa nessuno era così sicuro che quelle isole esistessero veramente. I mercanti di Costantinopoli inoltre favoleggiavano sull’esistenza di mostri che attaccavano le navi di passaggio o sugli abitanti stessi delle isole: selvaggi assetati di sangue, cannibali e cacciatori di teste. Nulla di tutto ciò spaventò realmente i mercanti europei, tanta era la sete di guadagno. E così all’alba del 1500 i cantieri navali di Portogallo, Spagna e Inghilterra cominciarono a risuonare dell’attività spasmodica di falegnami e fabbri per dare il via a quella che la storia ricorda come la Corsa alle Spezie.

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